Preparazione

Nel 1937 avevo, finalmente, concluso la licenza liceale e, con un notevole esaurimento nervoso, avevo distrutto un amore giovanile, intenso e poetico, durato cinque anni. Di questo mai mi pentii; ma ben più complicato era ed è stato ritrovare una coerenza interiore, uno scopo nella vita, un nuovo orientamento alla mia individualità in grave crisi ai 21 anni.
Più di una volta avevo sentito il richiamo della pittura, in cui avevo mostrato istintive facoltà, evidente dote ereditata da un bisnonno materno (“Angolo di casa”);

Angolo di casa
Angolo di casa

eppure ogni volta il destino si era mostrato poco favorevole. Da una carissima amica di famiglia ero stata condotta da Casciaro a mostrare un paesaggio a pastello (“La Floridiana”) che egli sinceramente apprezzò con sua lode: «ma… volentieri mi avrebbe dato lezione» … «ma… era impegnato a San Rossore in quadri di paesaggi per la famiglia reale».

La Floridiana
La Floridiana

La medesima cara zia Babetta (vedova del pittore napoletano Eduardo Cortese) in una nuova occasione mi condusse da Caprile. Il maestro svolgeva corsi di pittura mattutini per allievi. Ormai libera da impegni scolastici avrei potuto frequentarli, ma il vecchio artista, affabilissimo, ma dolente, non poteva per il momento impegnarsi, era caduto e, sofferente, aveva al collo il braccio ingessato. L’incontro fu rinviato ad epoca migliore, ma non molto dopo l’artista, e Maestro, si spense.

Nel 1937 mia sorella Millina, a sollievo della mia tristezza, mi aiutò ad organizzare una lezione con la migliore alunna di Caprile. Ella mi insegnò ad usare con metodo le matite colorate, con cui il Maestro aveva guidato al disegno i suoi alunni.
Una mattina la giovane amica scelse per me la visione di “Profilo di bimba”che posava per noi, ed io, con trepida emozione, assolsi il compito delizioso.

Profilo di bimba
Profilo di bimba

Risultò che il mio quadretto, più di quello della improvvisata maestra, appagava la mamma della bimbina; ella avrebbe voluto averlo, ma la mia mamma si oppose; volle conservarlo lei! Il ritrattino fu testimonianza preziosa delle mie possibilità in quel campo, ma gli studi all’Università e lo sport travolsero di nuovo, ostacolandole, le mie tendenze artistiche.
Il piccolo quadretto, gelosamente custodito, si risolse per me in un vago pentimento per non avere appagato quella mamma. Un uguale sentimento provoca ancor oggi il “Ritratto di vecchietta” , realizzato con la medesima tecnica anni dopo a Carsoli nel 1943.

Ritratto di vecchietta
Ritratto di vecchietta

Anche quello non volli cederlo; vivevo anche allora un periodo di crisi depressiva. Ero ormai in pittura meno inesperta, infatti in quegli anni avevo frequentato all’Accademia di Napoli un corso serale di disegno dal gesso (1937-38) e poi il corso libero di “paesaggio dal vero” del maestro Vincenzo Ciardo (1940-41 e 1941-42).
Esperienze gratificanti (lodate e premiate), ma saltuarie a causa dei ripresi impegni di studi universitari, poco graditi e via via più faticosi.

Platano invernale
Platano invernale

A Ischia, nei mesi di vacanze estive, realizzai con i colori ad olio piccoli gradevoli paesaggi. Vivono nel ricordo due esperienze interessanti.
La signora Dorn, di cui avevo conosciuto la famiglia nelle belle feste durante l’inverno, affettuosamente un pomeriggio nella villa estiva in alto sul Porto mi spiegò: «In una pittura di quel tipo, impressionista, conta la messa a fuoco dell’emozione fondamentale». Non compresi molto di quel gentile insegnamento, ma ero ingenuamente fiera che i miei quadretti fossero presi in considerazione con tanta serietà.
Più divertente fu l’incontro con il pittore-barbiere di Ischia, famoso artista primitivo dell’isola, che gli amici tedeschi Buchner apprezzarono e contribuirono a valorizzare.

Paesaggio
Paesaggio

Pioveva a dirotto e, per combinazione, eravamo rifugiati sotto l’arco di un medesimo cortile. Ci salutammo cordialmente e io, novellina, ma fiera della mia esperienza, mostrai il quadretto in fieri (Il Castello, fig. 8). Con benevola sicurezza di artista realizzato egli mostrò di apprezzarlo. Ne fui molto felice!

Più complessa la vicenda a Capri nel periodo già di guerra: estate 1942. Non era consentito a dilettanti come me di dipingere paesaggi marini, ma fui gentilmente invitata dal pittore X ad accompagnarmi a lui, fornito di regolare permesso. In un fervido entusiasmo di lavoro, esplorando la costa con i nostri sandolini, ci fermavamo a dipingere, magari da una grotta, uno scorcio di rocce, il mare azzurrissimo e le onde spumeggianti. Purtroppo il nostro entusiasmo artistico risultò incompreso dalla moglie di lui e dovemmo desistere, rinunziare al nostro lavoro (almeno io al mio…).

Mandorlo fiorito
Mandorlo fiorito

Il gentile pittore a Roma, volendomi aiutare su quella strada, magari professionale, mi presentò con i miei quadretti alla Galleria di piazza di Spagna – la Galleria Russo –, nella quale egli esponeva e vendeva. Il verdetto fu doloroso, forse strano, tuttavia profetico. D’accordo con il gallerista dichiararono che… «io andavo per la strada della “vera arte” e quella non era galleria per me». Testualmente, l’amico pittore con umiltà (quasi sadica) confessò: «Io in fondo sono un prostituto dell’arte, solo con il compromesso si vende». Di fatto personalmente non sono mai riuscita a “vendere”.

Il Castello
Il Castello

In Alto Adige, sempre nelle vacanze estive, avevo fatto qualche tentativo di paesaggio realizzato con i pastelli; ma dopo l’insegnamento di Ciardo, e l’incontro con l’impressionismo, dipinsi piccoli paesaggi a olio (Agave, fig. 9, Paesaggio, fig. 10), che furono doni graditi o talvolta compensi per qualche prestazione professionale (medico o altro…).

Agave
Agave

Esperienza memorabile di quel periodo fu “Crocefisso al bivio”. A Tagliacozzo nel 1946 vagavo con la cassetta dei colori in spalla e, in solitaria tristezza, sceglievo temi religiosi. Come la “Chiesina di Corradino di Svevia” risonante dell’Ave Maria delle contadine, e la “Via Crucis”, affascinante di colori severi, caratteristici dell’Appennino. In questo quadretto, che conservai con predilezione, dovevo riconoscere un’inconscia scelta di “motivo Karmico di vita”: “Via Crucis”. Misteri dell’ispirazione.

Paesaggio
Paesaggio

Nel 1946, in inverno, ormai a Roma, frequentai i corsi serali al Circolo Artistico in via Margutta e vi esposi (1947) alcuni quadretti di paesaggi.
In una critica, piuttosto favorevole, fu dichiarato … «però non conosce Çezanne». Mio padre, per anni, ci faceva le matte risate: «eggià, tu non conosci Zezanne», a bella posta pronunziava spropositato il nome famoso.
Un notevole progresso rivelarono i due quadretti dipinti in autunno a Forio d’Ischia, ospite dei baroni Tosti, genitori di una compagna di scuola ed amica, morta durante la guerra. I “pini” e gli “ulivi” in toni argentei, forieri d’inverno, sullo sfondo dell’Epomeo, furono esposti a una Quadriennale a Roma. (Ero già fuori dal dilettantismo. Avevo proceduto da sola): l’esperienza pittorica appagava sempre più il mio animo. Eppure non solo «non conoscevo Zezanne», ma neanche la storia dell’arte rinascimentale e tanto meno quella moderna (a Napoli mi ero laureata in archeologia, in “Antichità pompeiane”). Per la pittura la mia cultura era tutta da ricominciare…
E ricominciai dopo la caduta del Fascismo, dopo un nuovo fallito fidanzamento, dopo il rifiuto del Comunismo, via Rasella e le Fosse Ardeatine. Fu un lungo travaglio, che però era destinato all’incontro con l’Antroposofia, luce insperata di rinnovate possibilità intellettuali ed artistiche.

Sonia
Sonia

Nel 1947 mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti di Roma che frequentai con grande interesse per 5 anni (1947-1952). Non fu semplice riprendere un’ordinata attività di lavoro e di studio. Le doti istintive della prima giovinezza si erano spente, ma sentivo di essere finalmente nel giusto; questo voleva la mia vita! (“Sonia”; “Composizione tonale”) .

Composizione tonale
Composizione tonale

Con l’Antroposofia incontrai anche il nuovo amore: l’artista, che mio padre aveva inconsciamente temuto nel mio destino, ed aveva cercato di tenermi lontana dall’ambiente, che sentiva mi avrebbe attirato nella sue spire.
Con i suoi saggi consigli era riuscito a evitare che frequentassi il Liceo Artistico prima, la Facoltà di Architettura dopo. «Gli artisti hanno una rotella per traverso, e tu già sei così stramba!…» «Meglio gli studi classici!»
L’incontro fatale fu ritardato di dieci anni e l’artista geniale, che aprì il mio cuore e la mia mente a più vasti orizzonti, di fatto, non è riuscito, per suo destino, a disciplinare quella “rotella”, che ne doveva segnare un fatale doloroso destino. Me ne sono salvata io?!? A trent’anni ero ormai nella mia strada ritrovata e, con fiducia strenuamente ho proseguito…

Dal catalogo delle Mostre si deduce che «Non si può dire che non abbia cercato di… “sfondare in arte”, ma salve qualche rara critica o lode a voce, non ebbi mai la “ventura” di “vendere un quadro”!» D’altro canto, forse perché non indulgevo al “compromesso”, come era stato decretato e predetto, procedevo sempre in nuove esperienze e non avevo mai la possibilità di fare una mostra personale con sufficienti opere di eguale tenore.
Molto a lungo non fu neppure chiaro dove andasse la mia “ricerca”, che si alimentava a una duplice esperienza: esteriore naturalistica, accademica, che, nella pittura a olio, passava dall’“impressionismo” ad un sempre più evidente “espressionismo”; dal paesaggio, in cui ero più naturalmente portata, si evolveva allo studio della figura e del ritratto.
Da un’altro lato, introdotta dal pittore Beppe Assenza allo studio della pittura basato sulla “teoria dei colori” di Goethe, sperimentavo nuove tecniche dell’acquerello e gli effetti straordinari di una crescita interiore ad opera della “creazione dal puro colore” .

Fuga in Egitto
Fuga in Egitto

Nella scuola del Maestro Assenza anche si realizzò la mia “maturazione all’espressionismo” che l’atavica tendenza (classica) rifiutava.
Sul fondo reso grigio uniforme si era guidati a evidenziare piani di luce e tenebre con crescente… perizia e interpretazione psicologica.
«Non posso e non voglio ritrarre questa modella! È brutta»! La mia visione tradizionale concepiva ispiratrice l’anima entusiasta del bello. «Devi sentire l’angelo sofferente in lei!» ammoniva il Maestro. Questa moderna concezione artistica richiedeva “più amore”, non già dipingere “anche il brutto” come in una disputa al Circolo di via Margutta avevo creduto di dover accettare quale soggetto dell’arte (cioè non già solo le Paoline canoviane e le figure idealizzate).
Così va compreso Lautrec!

Destini femminili
Destini femminili

Le due esperienze s’influenzarono a vicenda. Lo studio accademico mi portava ad una visione più ampia e grandiosa del figurativo e ad una ricerca più raffinata nella figura e nel ritratto. Lo studio meditativo sul colore – negli esercizi ad acquerello, proposti dal Maestro antroposofo – potenziava il colore con effetti nuovi, sia nella visione realistica, che nella creazione di temi compositivi, ideati dal sentimento. Colori in accordi puramente estetici, realizzati a strati trasparenti sovrapposti, determinavano immaginazioni di carattere nuovo, fluenti, simboli di stati d’animo, tratti dall’inconscio (“Fuga in Egitto”;  “Destini femminili”).

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