Il concorso per le vetrate di S. Nicolò della Flue in Lugano
La partecipazione al concorso per le vetrate del tempio votivo di S. Nicolò della Flue a Lugano (indetto dall’Istituto Internazionale di Arte Liturgica di Roma 1958) fu l’ultimo tentativo di dedicarmi professionalmente alla pittura.
La laurea in lettere, convalidata dal titolo di idoneità per l’insegnamento della Storia dell’Arte, mi inducevano ormai ad accettare la via dello insegnamento scolastico, che avrebbe assicurato quella indipendenza economica, che i tempi mostravano necessaria.
Avevo fatto un tentativo di progetto per vetrata con “S. Martino dona il mantello al povero”.
L’esigenza di chiudere le forme entro ritmi linearistici stilizzati si era rivelata molto utile a equilibrare il fluire delle composizioni ad acquerello, creatrice di libere visioni della fantasia.
Mi esercitai nella preparazione di temi che il concorso proponeva. Al disegno di un “Giona dormiente sotto il ramo di loto” preferii la “Annunciazione”, che fu realizzata a misura richiesta.
Per i cartoni dei formati ridotti da sovrapporre, scelsi il tema dei “Miracoli”:
“Le nozze di Canaa” e “Il Risveglio di Lazzaro”
Il prospetto intero della parete in vetrate, concepito con 72 scene – 36 tratte dal Vecchio Testamento e 36 del Nuovo – mi si mostrava di estrema difficoltà.
Avevo preparato in carboncino numerose scene evangeliche, ma proprio non reputavo di saper realizzare il progetto dell’intera parete come richiesto. Eppure come in un sogno, in soli tre giorni dipinsi con crescente ispirazione. Bastava pensare al tema e la mano eseguiva: “Gesù caccia i profanatori dal tempio”, “La predica sul monte”, “la Trasfigurazione”, “Gesù calma le acque” ecc. Realizzai due intere file del bozzetto per la vetrata, ma non fu possibile completare il progetto. (Ignoravo che bastava abbozzarne i colori prescelti). In tempo utile inviai i telai con i cartoni. Venni a sapere che dopo una prima esclusione, la giuria aveva deciso di ammettermi all’audace concorso, sicché figuro nel catalogo. Catalogo molto bello, in cui trionfa il vincitore svizzero, con la sua “geniale” (!) idea di raffigurare la Madonna con l’abito adorno di crocette bianche su fondo rosso, l’emblema del vessillo svizzero (!).
Più tardi in estate ripresi il lavoro ed elaborai ancora i motivi evangelici proposti. I disegni in carboncino riempirono di profondo appagamento i pomeriggi nel soggiorno solitario in un noioso paesino dell’Appennino. Più tardi, in un nuovo “raptus”, trasportai i temi nei piccoli rettangoli del prospetto generale. Tuttavia l’interessante complesso, per suo destino, è rimasto incompleto. Mancano, ahimè, i temi resurrezionali!