Incontro con il “surrealismo”.
Esperienze terapeutiche (luglio 1980)
e vidi salir dal mare una bestia….
e il drago le dette la sua forza, il suo trono,
e un grande potere. Una delle sue teste
sembrava fosse ferita a morte, ma la
ferita mortale era guarita, e tutta quanta
la terra seguiva con ammirazione la bestia…
(Apocalisse 12)
“la bestia che viene dal mare”
Dondola sulla terrazzina della casetta la mia amaca a Grottaferrata, ove sto trascorrendo il mese di mia vacanza estiva.
Contemplo la luna piena, che nel cielo sereno illumina la dolce serata.
Dalla villetta accanto, talvolta, la voce roca di un uomo interrompe il silenzio:
il padrone custodisce per la notte
l’abitazione, sistemando gli infissi: finestre, persiane.
Strana casetta, da cui il mercoledì e la domenica mattina si effondono canti di angelica purezza. L’invito di quell’uomo a frequentare una cerimonia domenicale non è apprezzato dai proprietari della cameretta, che a suo tempo, in una primavera grondante di glicini e di roselline giapponesi, ho preso in affitto. Ma il mio stato d’animo e, forse, la curiosità mi fanno accettare l’invito.
Da macchine borghesi, una piccola folla venne a costituire la comunità che si raccolse su panche in un ambiente, ordinato a mo’ di cappellina.
Mi fu dato un velo bianco da coprire devotamente il capo. Sedetti fra una pallida bimba undicenne e una donna visibilmente incinta (mi era stato detto: non accettano medici e hanno fatto morire una partoriente!). Strana gente fanatica!
Partecipavo alla funzione domenicale di un “Gruppo di preghiera”.
Ne ero stata profondamente impressionata e adesso, 48 ore dopo, l’esercizio ad acquerello che mi propongo trae dal profondo in uno strano malessere un’immagine misteriosa.
“La bestia che viene dal mare”
Nell’esercizio del blu, continuamente, appare la testa di “quell’uomo” dagli occhi rotondi nel capo rotondo, conclusione di un corpo tozzo anch’esso rotondo.
Nella parte inferiore della scena, in un azzurro-violaceo una forma convulsa si viene configurando in volute dal movimento di affascinante tortuosità, che tendono a concludersi nella sintesi di una curva a rana…. proprio come il corpo di “quell’uomo”, in cui la rotondità del ventre lievita nella globosità toracica, per concludersi, solidificata, nella sfericità della testa.
Da quella cassa armonica, in un sentimento devoto, alimentato alla passionalità del profondo, era risuonata la voce che, concitata, confessava l’ “umana peccaminosità”, e annunciava “vicende apocalittiche”… si autodichiarava graziato, eletto, unico salvato e salvabile con la schiera degli eletti suoi confratelli…
Tra un nugolo crescente di spropositi grammaticali, la voce tonante, rotta da malfrenati singulti, rendeva testimonianza di gratitudine al Signore e Lo invocava, e invocava, e di nuovo invocava a salvezza del popolo eletto e a condanna eterna dei reprobi peccatori, irreparabilmente perduti…
Sul mio acquerello, sempre più concreta la forma azzurro-violacea si erge verso l’alto con gesto invocante e nel celeste residuale, nel cielo, un Dio convenzionale sembra voler apparire tra un convenzionale stuolo di angioletti: Jehova? il Dio antico?
No, è solo una luna rotonda, luna piena, notturna, diafana in un cielo di nuvole luminose. Nel contrasto dei toni azzurri, la bestia umana dalla testa rotonda, con occhi rotondi da rana, ora volge alla luna il suo affannoso, angoscioso discorso, apoplettico, tormentato e tormentoso come l’ululato dei cani nel languore estivo di una notte lunare.
Contagiosa, la devozione appassionata e passionale di “quell’uomo” si era comunicata ai fedeli, che, in tragico crescendo, si alternavano, seguendo l’esempio di quella confessione-invocazione, gratitudine-accettazione-devota, sino a che i canti stessi erano divenuti suoni dissonanti e il pregare si era dissolto in mugolio soffuso, ondeggiante al suolo tra i corpi proni dei fedeli, affranti dal pentimento, prostrati dinanzi al Mistero.
Nel canto finale, come purificate, le voci risuonarono in accenti sublimati; canti di angelica limpidezza.
Funzione domenicale di un gruppo di preghiera di “Pentecostali”! … (due ore!) …
Ne ero stata profondamente impressionata e adesso nell’acquerello il blu trae dall’inconscio – “puro dinamismo psichico” – l’immagine della “bestia che sale dal mare”. Rivolta alla luna ne suscita la forza e, in un anelito angoscioso, libera il potere animale del profondo.
Esperienza catartica? purificatrice?
Ha avuto, per me, effetto liberatorio l’esperienza pittorica “surrealista”? Certo è che ne è seguito un vero e proprio disturbo, malessere organico con rigetto di acqua, acqua, acqua….
Effetto di luna? Tenebrosa atmosfera del blu! Mugolio inconscio della bestia umana? Liberazione!
Rosso cinabro violento, infiammato, arde e si accende d’ira.
Il suo fuoco incute spavento, risuona paura, terrore.
Incontro con l’ira divina. Estate affuocata, manca l’acqua, la terra riarsa si spacca; i bovini assetati muggiscono cupamente nella notte insonne.
Di giorno gli uccelli squittiscono monotoni, stridono rauchi, ripetono ossessivi il loro verso. La respirazione è faticosa, ribolle il sangue, arde il sistema nervoso lungo la spina dorsale, dai reni alla base cervicale.
Signore misericordia! Pietà di noi e del creato, opera tua, che ci circonda, stupenda nella sofferenza. Uriele domina le altezze, minaccioso. È la resa dei conti. Il peccato incombe nell’aria pesante, grava sulle coscienze il senso delle colpe, delle manchevolezze passate e presenti; il cuore è oppresso dalla mancanza d’amore.
Misericordia Signore! Ora dal cuore dolente, il calore si dilata, si espande, si effonde.
Nell’esercizio, un barlume di luce irradia dal centro. Nel mezzo la superficie rossa illuminata si fa trasparente; dirada e respinge verso la periferia il rosso di fuoco sul foglio bagnato.
La luce rosata si vela di grigio e di tenero viola. Il rosso si metamorfosa in fior di pesco.
Un essere appare configurandosi tenerissimo.
Soffuso nel rosa e nel viola un “volto” si manifesta silente e misterioso.
“Genio tutelare”
Emerge tra il rosso che si è caricato di azzurri nella calma evanescente del porpora.
Tace, ma benigno, protegge con lo sguardo lontano eppur vigile; l’equilibrio del volto dai tratti ampi, immobili, effonde serenità…, promessa di pace.
La metamorfosi che si realizza nell’immagine colorata è proiezione dell’esperienza interiore vissuta.
Magia spirituale. Esperienza catartica.
Funzione positiva dell’esperienza surrealista!